Chiesa di San Secondo

Resti Chiesa di San Secondo – Monastero Olivetano
Chiesa di San Secondo, allo stato di rudere, sorge sulla parte sommitale della Polvese ed era dedicata a San Secondo di Amelia.
Edificata nell’XI secolo e possedimento dell’Abbazia di Farneta nel 1014, può essere ritenuta un fondamentale punto di riferimento per la conoscenza del primo Romanico umbro.
Costruita con materiali litici differenti (calcare, arenaria, pietra serena, marne, travertino), la facciata presenta una porta d’ingresso, sovrastata da un architrave e dal vano di una lunetta, da un rosone centrale e, ai lati, due coppie di finestre sovrapposte.

Torre Campanaria San Secondo
L’interno appare come una basilica a tre navate, separate da due file di pilastri alternati a colonne, che sostengono archi a tutto sesto.
Nella parte centrale dell’edificio, le cui mura perimetrali e l’abside sono andate buona parte distrutte, sono visibili i resti di alcune colonne (parte sono realizzate con piccole pietre di calcare, una è di travertino).
All’interno si potevano ammirare, un tempo, due opere pittoriche di Bernardino di Mariotto e Sinibaldo Ibi.
Monastero Olivetano

Monastero Olivetano – Isola Polvese
Il cenobio benedettino degli Olivetani, istituito con decreto di Papa Sisto IV nel 1482, ospitò la comunità monastica fino al 1624.
Costruito perpendicolarmente alla Chiesa di San Secondo, presenta una pianta rettangolare. L’edificio è a due piani, con l’ingresso principale rivolto ad occidente e recante sull’architrave lo stemma dell’ordine.
Il piano terra ospitava il refettorio e la Sala Capitolare con una volta a botte e vele, una nicchia e tre grandi finestre ogivali rivolte ad est.
Al piano superiore, comunicante con la chiesa, si trovavano le celle dei monaci.
Abbandonato dalla comunità religiosa, il complesso fu utilizzato come dimora colonica da varie
famiglie a servizio dei proprietari dell’Isola.
Negli ultimi anni è stato oggetto di un recupero architettonico e oggi è sede del Centro Arpa Umbria “Cambiamento climatico e biodiversità in ambienti lacustri e aree umide”.
Salva